Ho sempre cercato e ho anche avuto la fortuna di suonare generi di musica molto eterogenei, dall’hard rock al jazz alla musica elettronica alla musica da colonna sonora etc… Questa penso sia stata una delle cose più formative nella mia vita di musicista per una serie innumerevole di motivi.
L’aspetto che però più mi ha intrigato e che è risultato motivo di grande crescita è stato confrontarmi e conoscere tipologie di pubblico molto diverse per gusti, sensibilità e motivazioni.
Persone che cercano cose diverse nella musica, vanno ai concerti per motivi diversi, vengono colpite da cose molto diverse in uno show, si emozionano per aspetti della musica molto diversi…persone per le quali la musica riveste un importanza estremamente diversa nella propria vita…
Queste esperienze mi hanno fatto (e lo fanno tuttora) riflettere intensamente su quello che dovrebbe essere nel suo profondo la musica e cioè comunicazione e scambio, in particolar modo (ma non solo ovviamente) per quanto riguarda il live.
Il problema che riscontro guardando concerti, anche di musicisti di ottimo livello, è che questi non sempre sono concentrati sul cercare di farsi capire sul serio da chi li ascolta e ancor meno tarano la propria performance sul tipo di pubblico…o quanto meno non dedicano a ciò la dovuta attenzione.
Non nascondo che è una cosa in cui son scivolato anch’io più di qualche volta…
Questo perché spesso si ragiona troppo da “musicisti-strumentisti” e non si cerca di entrare nei panni di chi sta dall’altra parte…ci si concentra troppo sull’aspetto esecutivo di quello che facciamo, sul contenuto e la forma di quello che suoniamo ma non sul fatto che questo sia recepito realmente da chi ci ascolta, valorizzato o compreso….e soprattutto abbia un significato reale per chi ascolta.
Da un po’ di tempo a questa parte, cerco di pormi sempre delle domande prima di salire sul palco o di comporre un brano: “ Quello che faccio è compreso dalla gente che mi sta ascoltando in quel determinato contesto e momento?” Il mio modo di suonare, di stare sul palco è valorizzato dal pubblico?” Cosa posso fare per farmi capire e seguire durante la perfomance da chi ascolta?” Come posso attirare la loro attenzione?
…e devo dire che la risposta non è sempre così semplice…anzi…
COMMENTATE e fatemi sapere che ne pensate voi, IN FONDO ALLA PAGINA!
Mauro
Vi lascio con un video di un gruppo che queste domande se le è sempre poste, eccome!…. e ciò è testimoniato da una carriera costellata di capolavori e successi mutando drasticamente genere, sonorità, approccio alla composizione…etc… ma sempre conseguendo un risultato unico e incredibile: l’affetto, la stima e il seguito di un pubblico incredibilmente eterogeneo, che va dal musicista all’ascoltatore di musica come accompagnamento quando si stira… e questo attraverso brani pop, dance, hard-rock, blues, sinfonici, da colonna sonora…diversi linguaggi ma stesso pubblico incredibilmente vasto!
Bell’articolo, prende in considerazione un aspetto della performance sottovalutato… bello spunto di riflessione!
Comunque, TU stiri ascoltando i Queen? Vogliamo il video!
sono abbastanza sicuro di non volerlo sapere, notte Maurone!
gran bello anche il sito tralaltro 😉
ma..io trombo pure ascoltando i queen..cavallo curioso..
grazie! Presto anche quel video sarà on-line! 🙂
Grazie Luca per il tuo contributo
L’arte ha sempre avuto una caratteristica: è di chi la guarda o fruisce (per l’architettura almeno; in questo caso è nell’orecchio di chi ascolta). Credo sia giusto tu ti ponga la domanda e cerchi di migliorare…ma di fatto, non è una cosa che puoi controllare, io credo. Non in tutti i casi e non per tutti i destinatari. Per ognuno la percezione è diversa. Credo che dovresti solo importi di comunicare i tuoi contenuti il più possibile, in un modo che sia completo per TE ( anche se è un virtuosismo che soddisfa te solo, chi se ne importa. Chi non è in grado di afferrarlo non ci baderà)…qualcuno coglierà poco, qualcuno la gran parte, se sei fortunato qualcuno coglierà tutto! (perdona la riflessione da profana) Ciao!
per sbaglio devo aver cancellato il commento di Erica Zancanella e quindi lo ripubblico… aggiungendo la mia risposta.
Erica:
“L’arte ha sempre avuto una caratteristica: è di chi la guarda o fruisce (per l’architettura almeno; in questo caso è nell’orecchio di chi ascolta). Credo sia giusto tu ti ponga la domanda e cerchi di migliorare…ma di fatto, non è una cosa che puoi controllare, io credo. Non in tutti i casi e non per tutti i destinatari. Per ognuno la percezione è diversa. Credo che dovresti solo importi di comunicare i tuoi contenuti il più possibile, in un modo che sia completo per TE ( anche se è un virtuosismo che soddisfa te solo, chi se ne importa. Chi non è in grado di afferrarlo non ci baderà)…qualcuno coglierà poco, qualcuno la gran parte, se sei fortunato qualcuno coglierà tutto! (perdona la riflessione da profana) Ciao!”
Grazie mille per il contributo Erica! Io penso invece che sia una cosa che possiamo quantomeno “indirizzare”, anche se forse non controllare completamente. L’obiettivo principale è far capire alle persone chi siamo e cosa vogliam dire loro…quindi per me è fondamentale provare a sintonizzarmi sul loro linguaggio, sulle loro modalità di comprensione. Questo non vuol dire snaturare me stesso e tantomeno quello che voglio esprimere, semplicemente provare ad andare incontro a chi mi ascolta per entrarci in sintonia e farmi comprendere.