OLTRE IL NOSTRO STRUMENTO…

OLTRE IL NOSTRO STRUMENTO…

 

 

In questi giorni sto mettendo appunto e “ri-aggiornando” con qualche update la mia “large” pedalboard. Per chi non lo sapesse (potete controllare l’area “Gear” per le specifiche) qui ci sono pedali che mi consentono di ottenere sonorità vicine ai synth e in generale alla musica elettronica.

L’aspetto su cui mi voglio concentrare è però un altro… e cioè il fatto di come gli effetti aiutino ad aprire i miei orizzonti compositivi. Spesso quando lavoro su idee, riff o basslines utilizzando gli effetti riesco a comporre cose molto diverse da quando approccio la scrittura con lo strumento “clean”. Capita anche che componga utilizzando degli effetti e poi decida di mantenere ad esempio la stessa identica bassline (concepita precedentemente con gli effetti) ma senza l’uso degli stessi.

Soprattutto per questo amo l’effettistica sul basso elettrico…proprio perché apre e stimola nuove strade sia per la composizione che per l’improvvisazione, non tanto perché io ami il basso effettato in se e per se.

 

Parto da questo per allargare ed estendere ulteriormente il discorso.

Non sono certo il primo né tantomeno sarò l’ultimo a sostenere quanto sia importante imparare a comporre cose per il proprio strumento “ideandole” staccandosi dallo stesso. Ad esempio scrivere linee di basso cantandole prima e imbracciando lo strumento solo in un secondo momento, suonandole e componendole prima al pianoforte o anche attraverso una qualsiasi tastiera midi etc… etc…

Questo per una serie infinita di motivi. E’ infatti intuitivo come a volte i “limiti” del proprio strumento, e specialmente delle nostre capacità di esprimerci tramite esso, possano rappresentare un blocco a livello compositivo o comunque ci portino a volte a cadere in approcci e risultati fin troppo usuali e prevedibili proprio perché naturali e guidati dall’abitudine e dalla “spontaneità”.
E’ quindi importantissimo sviluppare le proprie conoscenze e la propria sensibilità musicale anche attraverso lo studio di altri strumenti rispetto al proprio.

Questo non significa necessariamente imparare a suonare anche uno strumento diverso da quello con cui ci cimentiamo abitualmente (anche se sarebbe auspicabile per ogni musicista) ma sicuramente, ad esempio, trascrivere e studiare soli eseguiti e concepiti per/da altri strumenti, studiare e analizzare pattern e groove ritmici di strumenti diversi dal nostro, approfondire approcci compositivi e tecniche espressivo-esecutive tipici di strumenti differenti.

Per il basso elettrico ad esempio molto interessante è trascrivere soli di sax e tromba, soli di chitarristi, basslines eseguite dai synth e da tastiere, basslines eseguite dal tastierista-hammondista in formazioni organ-trio, vari groove e riff presenti nella musica elettronica etc…

Quando parlo di tutto ciò non mi riferisco solo al contenuto melodico e armonico ma anche ai disegni ritmici e alle sonorità riprodotte.  Tutto lavoro tramite il quale ampliamo il nostro vocabolario espressivo ed esecutivo.

 

Il mondo musicale al di fuori del nostro strumento deve essere sempre fonte di continua ispirazione e stimolo per la ricerca conseguente sul nostro primo mezzo di espressione.

Abituandosi a far questo si cambia il proprio approccio  alla musica, si impara ad abbracciare diversi punti di vista e diverse angolazioni compositive ed esecutive, si diventa spesso dei musicisti migliori , più ispirati, più sensibili, più maturi, sia dal punto di vista esecutivo che compositivo.

“Serviamoci dell’altro” per migliorare il mondo proprio del nostro strumento “principale”.

Del resto… ricordiamoci SEMPRE che quel che conta è la musica che si produce, indipendentemente dallo strumento con il quale la si fa.

 

Mauro

 

 

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